Roz1.

I miei articoli dal titolo “La crittografia giudaica”, pubblicati alla fine del 1911, non furono terminati, come notarono la stampa e la società del tempo.
È stato penoso per me che la gente si sia agitata a proposito di questo argomento e che gli articoli abbiano provocato l’irritazione di alcuni (tra di noi) e il tormento di altri (tra di loro)… Ma gli eventi si sono succeduti impetuosamente… il dolore è giunto da un’altra parte ed in contorni talmente terribili che tutti sono trasaliti.
La Russia ha cominciato a tremare, sembra, e anche l’Europa… L’urlo di dolore di Andrej Jušinskij arriva fino al cielo. Quando la società e novantanove su cento delle cose stampate si sono scagliate contro se stesse e contro i propri amici, — per quale motivo non permettiamo agli ebrei di fare con noi quello che vogliono? — L’anima tormentata dello scrittore vuole gridare.
Gli articoli contrassegnati dai due anni 1911/1913 sono stati scritti nel 1911, ma sono stampati adesso per la prima volta.
Gli altri articoli, per giunta i principali, li ho scritti di recente per questa raccolta. Tuttavia, se un amico erudito ed un paio di tipi a me sconosciuti e completamente estranei alla faccenda non mi avessero aiutato, non sarei riuscito a conferire al libro il carattere profondo e rifinito che possiede. Questi, con il loro lavoro hanno innalzato “una volta sopra l’edificio” di cui io avevo gettato le fondamenta. La questione degli omicidi sacrificali di bambini cristiani di cui è accusato l’ebraismo mondiale da questo momento in poi si può considerare risolta positivamente ed in modo completo, preciso e attendibile, come si dimostrano i teoremi geometrici.
Silenzio. Consenso. Niente di più. Ecco, da questo momento, qual è il ruolo degli ebrei in questa faccenda.

  1. R.

San Pietroburgo, 30 ottobre 1913.

 LA CRITTOGRAFIA GIUDAICA

Immaginate che io voglia scrivere una lettera da Pietroburgo a Mosca o esporre a tutta la Russia un pensiero qualsiasi. Be’, scrivo, stampo. Che problema c’è? Chi riceve la mia lettera per posta o compra il mio libro, legge. Il caso è ovvio, semplice e tangibile. Ma immaginate un’altra cosa: chi riceve la mia lettera o compra il libro dispiega i fogli e vede un alfabeto, delle lettere, le nostre lettere, “russe”, “ortodosse”…

— Su, leggi!..

Egli bisbiglia tra le labbra, ma non riesce ad articolare una sola parola. Il suo viso esprime perplessità e perfino timore. Lascia cadere il libro o la lettera sul pavimento:

— Qui non c’è scritto niente. Le lettere sono le nostre, russe, però tutto si fonde in una fila unica, le parole non sono separate e, cosa più importante, sono omesse le lettere, “a”, “e”, “i”, “o”, “u”, “ju”, tutte le vocali… ma il suono è dato alla parola dalle vocali, perciò tutta la lettera e tutto il libro sono silenziosi! Si possono muovere le labbra, ma non si può pronunciare neanche una parola.

— Che diavoleria! — dirà ognuno. Il libro o la lettera si possono leggere muovendo le labbra, ma non ad alta voce! E se “non è possibile ad alta voce”, vuol dire che si “bisbiglia”; infatti chi li ha redatti in quella modalità di scrittura ha detto al compratore del libro o al destinatario della lettera: Silenzio! Non ad alta voce! A nessuno “ad alta voce”! Solo tu guarda, memorizza e poi taci.
È la scrittura con il minaccioso «taci», è la cosiddetta “Sacra Scrittura” degli ebrei, la primissima cosa in materia di scrittura che apparve loro, per la cui composizione utilizzarono proprio le lettere —   “così come erano” — dei loro vicini dell’epoca, vale a dire quelle dei commercianti fenici. Gli ebrei non hanno inventato il loro alfabeto, non si sono sforzati e lo hanno trascurato. «Il fatto non è come scrivere, ma cosa scrivere». «Noi scriveremo in un modo che nessuno potrà interpretare, eccetto colui al quale bisbiglieremo».
Insomma, è una scrittura strana. Prendo un esempio personale: un uomo indugiava all’entrata e quando io aprii (la lettera) e cominciai a leggere, si avvicinò a me in punta di piedi, si mise il dito sulle labbra in segno di prudenza e mi bisbigliò: «Non si può leggere, ma chi l’ha scritta (o chi ha inventato le parole, la scrittura e la grafia) mi ha trasmesso oralmente e mi ha ordinato di memorizzare come dividere le lettere continue in parole e in quali righe o parole inserire “a”, “e”, “i”, “o”, “u”, tutte le vocali. Io memorizzai, perciò con il mio aiuto potrete leggere la lettera”.

— Due diavolerie! Non una, ma due! Chissà quali sono i segreti contenuti nella lettera, dato che non solo è scritta in questo modo, ma è anche inviata con un messaggero così speciale?! Scusate, io non ho nessun accordo, nessun complotto con il vostro signore…E non voglio…

— Un accordo…

  • — Cosa?!!
  • — Il signore ha scritto la missiva in questo modo particolare e mi ha incaricato di spiegarvi che per mezzo delle sue parole voi siglate con lui un patto segreto, nascosto a tutti, con condizioni segrete ad entrambe le parti. “Per siglare il patto” egli manda questa lettera che, ovviamente, non deve essere letta a nessuno. Ma anche se per caso cadesse nelle mani di qualcuno non potrà comunque essere interpretata.

La missiva descrive nei dettagli l’accordo, dice proprio come e cosa voi, da parte vostra, dovrete eseguire… Eseguire e rieseguire tutti i giorni della vostra vita, giorno e notte, trecentosessantacinque giorni l’anno, tutti gli anni fino alla vecchiaia, fino alla tomba!..
Ma torniamo dall’esempio alla realtà, alla storia.
La stessa scrittura giudaica è il risultato di un patto, “il patto” stretto dal progenitore del popolo molti secoli prima dell’avvento della legge e della “Sacra Scrittura”, prima dello stesso alfabeto e del saper leggere e scrivere. La mente del popolo era talmente legata al “patto”, che quando si presentò la possibilità e la capacità di scrivere qualcosa, se ne servì istantaneamente e mentalmente, non per scrivere lettere private, racconti, canzoni, regole per l’urbanizzazione o conti, ma per la sua stessa stesura e di quella massa di pensieri che affluiscono a causa, in conseguenza e in dipendenza di esso. L’alfabeto, l’alfabetismo e la scrittura, già al momento della loro apparizione concordavano con “il patto” (con Abramo) ed avevano l’aspetto esteriore che solo due persone potessero leggerli, ovvero chi scrive e chi riceve la “lettera”, con l’impossibilità che una terza persona possa interpretare qualcosa.
Questa è la celebre crittografia giudaica, che è inoltre esclusivamente sacra e non ha analogie con nessun altro popolo. Non c’è mai stato qualcosa di simile nella storia del mondo!

— Perché non scrivere?! Scrivi quello che pensi! Scrivi quello che sai!..

Ma colui al quale lo diciamo non scrive. “Un contadinello come noi”, semita tra arabi, fenici e siriani. Egli addirittura non ha un alfabeto proprio, ma straniero. Allora intuiamo che ha un pensiero occulto, che non vuole o forse non può dire a nessuno.
La crittografia giudaica si basa su di un pensiero occulto giudaico. Ecco la soluzione dell’alfabeto, della scrittura, di tutto: sin dal principio, dalla venuta sulla Terra, i giudei avevano già un pensiero occulto. Niente di simile è mai capitato con un altro popolo!! “Il contadino Omero” scriveva la sua Iliade chiaramente e senza abbreviazioni, i nostri autori di byline[1] parlavano e cantavano chiaramente. Tutti gli uomini di tutta la storia universale parlavano, cantavano e narravano in modo chiaro, eccetto “un uomo della città di Ur” (in Caldea, da dove proviene Abramo) ed un altro “savio dall’Egitto”, Mosè: con questi niente era chiaro, tutto era bisbigliato o detto con segni incomprensibili.
Incredibile ma vero. La “Rivelazione” (termine ecclesiastico) è solo e necessariamente la seconda componente dell’“occultamento”. Ciò che non “è stato occultato” anticipatamente, non si potrà un giorno “rivelare”… E l’espressione “Rivelazione Divina”, alla quale ci siamo così abituati, possiede la sua fase preliminare e preparatoria. Ecco la crittografia e il pensiero occulto, a cui corrisponde una condotta segreta e un culto segreto. «Ogni non ebreo che supera questo confine sarà ucciso», è stato scritto su uno dei tramezzi del misterioso Tempio di Gerusalemme! Come è strano tutto ciò per noi, per la nostra mentalità e per le nostre chiese! Su questo “confine” si batterono fino all’ultimo respiro i sacerdoti ebrei e i Leviti quando i combattenti romani fecero irruzione nel Tempio.
Tutti caddero a mucchi, in massa. I combattenti entrarono per caso nell’“uovo”, nel mistico “uovo” dell’intera stirpe e dal guscio penetrarono nell’albume, poi perfino nel tuorlo, ma, improvvisamente, mentre cominciavano ad entrare nella macchiolina embrionale: «Fermatevi! Non oltre!… Voi morirete, oppure noi moriremo». Non capendo, tutti i combattenti proseguirono, così i “sacerdoti” morirono. “Sacerdoti” strani, tanto diversi dai nostri che non hanno né segreti, né misteri, né passioni oscure. “Religione della Rivelazione” (la nostra) e “Religione dell’Occultamento” (la loro).

[1]La bylina è una narrativa poetica, epica ed eroica tradizionale degli antichi Slavi della Rus’ di Kiev, tramandata di solito oralmente. (n.d.t)

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